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Horizon. 2014 © Guido Mencari www.gmencari.com


S’entrouvrent les nids

d’ oiseaux imaginaires

d’emblée ils ouvrent

les ailes

ils sont tantôt

au-dessus de ma tête

tantôt

au-dessus de l’océan grossi

par les larmes

strié par les traces

de l’espoir retenu

avec les dents

 

Vole sans peine

gonflé d’air saumâtre

toi, la seule merveille

que montre du doigt l’enfant

pendant la traversée

 




Poème: Simona Polvani, Agliana, 2015

Traduction : Rossana Jemma, 2016

Image: Horizon. 2014 © Guido Mencari www.gmencari.com

 

 

 

Simona Polvani - mani by Guido Mencari 2014

 

Cette année, avec le musicien électronique Damiano Meacci, nous serons en résidence au Château Éphémère – fabrique sonore et numérique avec notre projet PASSI / Errare è umanopour la création d’une performance sonore-poétique. Elle se propose de questionner l’acte de l’errance. Errer comme mouvement, élan originaire et vital, spatial et physique, temporel, intime et politique. Errare, qui veut dire aussi se tromper, mouvement à faux pas. Errer pour se perdre ou se retrouver, partir, migrer, pas nécessaire, profondément humain.

Un premier volet de notre résidence sera en avril (du 15 au 23 avril) et ensuite en octobre. (du 18 au 31)

Voici la présentation de notre projet dans le site du Château Éphémère, que nous remercions déjà pour nous avoir choisi.

http://chateauephemere.org/passi-errare-e-umano-simona-polvani-damiano-meacci/

 

Je tiens un journal de la résidence, 
quelques impressions traduites en quelques vers. 

Vous pouvez les trouvez à ce lien: 

01 / First day of PASSI residence

02/ Second day of PASSI residence

 

Photo: Guido Mencari | www.gmencari.com

 

 

Horizon. 2014 © Guido Mencari www.gmencari.com


 

Si schiudono i nidi

Di uccelli immaginari

Subito aprono

Le ali

Sono ora

Sopra la mia testa

Ora

Sopra l’oceano grosso

Di lacrime

Striato di scie

Di speranze tenute

Con i denti

 

Vola senza pena

Gonfio di salmastro

Tu, unica meraviglia,

Da additare per il bimbo

In traversata


 

 

Testo: Simona Polvani, Agliana, 20 settembre 2015

Immagine: Horizon. 2014 © Guido Mencari www.gmencari.com

 

SIMONA POLVANI – venerdì 18 luglio, ore 17.46

Una domanda è ciò che attendo da ogni spettacolo. Solitamente, alla domanda cerco di portare una risposta, e lo faccio con una recensione o uno studio più approfondito, chiamasi saggio. 

Ho deciso di raccogliere qui le domande sollevate da alcuni spettacoli.

 

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Motus
CALIBAN CANNIBAL

2011>2068 AnimalePolitico Project

una performance di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò

con Silvia Calderoni e Mohamed Ali Ltaief (Dalì)

http://www.motusonline.com/it/notizie/1

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visto a Santarcangelo Festival 2014, il 17 luglio

 

 

 

Dov’è il corpo del performer?

Due schermi a lato di una tenda. Due immagini, due persone dormono. Due performer, Silvia Calderoni e Mohamed Ali Ltaief, Dalì, artista visivo tunisino, che ha partecipato alla rivoluzione dei gelsomini.

I due dormienti sono nella tenda? O sono solo sullo schermo? E le immagini sono in live, oppure sono state preregistrate? Sono le stesse, quelle proiettate? No, non solo le stesse.

Se non sono le stesse, una delle due si riferisce a quanto avviene dentro la tenda?

E l’altra? E se sì, quale, quella proiettata sullo schermo di sinistra o di destra?

Lei si presenta come Ariel, lui, è Dalì, nella performance così come nella realtà, ma Ariel vorrebbe che fosse Caliban.

La finzione si unisce alla realtà e cerca di plasmarla? Come ci si abbandona al gioco di finzione, all’immaginario dell’altro? La realtà collide con la finzione? Il teatro entra nella realtà e la cannibalizza? Cosa diventa una realtà che rimane se stessa accanto a una narrazione? E può davvero rimanere se stessa?

Dov’è la realtà del corpo del performer? Dov’è la realtà del corpo pixellato o nascosto, riprodotto dal video live o differito, del performer?

Il corpo è solo assente o è presente? Come si configura la presenza del corpo sottratto allo sguardo? E di quello riprodotto solo in video?

Il corpo è poetico perché astratto dalla sua presenza fisica? Oppure è poetico nel momento in cui ricoperto di pagliuzze dorate trema e vibra di fronte a noi nella sua presenza e materialità fisica?

Lo stupore dell’artificio lo fa brillare. Come la poesia scardina e reinventa il linguaggio, le pagliuzze inattese, la vibrazione, scardinano la rappresentazione della quotidianità del corpo. è poetico? Sì, è poetico.

La poesia è nella smaterializzazione, sottrazione, astrazione?

Può parlare di rivoluzione solo chi vi ha ha preso parte? E se chi vi ha preso parte non vuole più parlarne, chi può farlo al suo posto? Come essere testimoni senza esserlo stati? Come raccontare una rivoluzione astraendosi da essa?

Una rivoluzione poetica può essere politica? Come e se conciliare poetica e politica?

Qual è la specificità del punto di vista del nomade? In che modo il nomade è un resistente?

Un corpo in movimento, che attraversa confini, li ridisegna, si marginalizza, compie un gesto politico e poetico? La poesia del nomadismo, in una società stanziale.

Nella tenda, Ariel e Dalì mangiano assieme i fiori del crisantemo rosa.

Solo una relazione intima è politica e poetica e supera i limiti e i confini, ridisegna territori?

L’incontro tra due lingue può far leggere il mondo in una nuova prospettiva? E può cambiarlo, spostandone il senso? Ariel e Dalì comunicano con una lingua crasi dell’italiano e del francese. La realtà e la réalité generano “realità”. È il luogo della via di fuga e della poesia?

I due volti in primo piano sui due schermi entrano nella finzione della performance, riportando il tempo al qui e ora, al caldo della tenda sotto lo spazio dell’Hangar Bornaccino, a Silvia e a Dalì, con le loro biografie, che si guardano, da uno schermo, e si prendono cura l’uno dell’altro, in questa ulteriore tappa di viaggio, prima di smontare la tenda e uscire di scena, come si esce da una porta, per andare altrove e riprendere il percorso.

Nomadi. Senza finzione.

Motus - Caliban Cannibal | 2014 © Guido Mencari www.gmencari.com

Motus – Caliban Cannibal | 2014 © Guido Mencari http://www.gmencari.com

Immagine

Photo credits: 2013 Guido Mencari http://www.gmencari.com

È l’ultimo giorno dell’anno, di questo 2013. Ringrazio tutti coloro, tutti voi,  che mi avete seguito,  in questi dodici mesi, che sono stati laboriosi, intensi, vivi, in cui sono partita, per trasferirmi a Parigi, mi sono rimessa a studiare, di nuovo, con soddisfazione – sto facendo un dottorato -, ho cambiato case (più di una), panorami, ho trovato nuovi amici, ho espresso desideri – e alcuni si sono avverati -, guardato molto il cielo, pedalato per scoprire la città, iniziato nuove collaborazioni come critica teatrale – con la rivista Hystrio e il web magazine Paneacqua culture -,  tradotto nuovi testi teatrali, continuato con le Tweet_interviste, iniziata la nuova avventura musicale-poetica s_suite con Damiano Meacci, scritto altre piccole_forme.

È con una di queste che voglio farvi i miei auguri, per le ore che rimangono del 2013 e per l’inizio del 2014. Dovunque voi siate, io alzo il calice con voi per un brindisi che duri tutta la notte e ci trasporti con levità nel nuovo anno. Che l’anno riservi  a tutti noi giorni più belli di quello che si sta chiudendo, ça va sans dire…

Con affetto, Simona

Enigma 

Sono inciampata
in un enigma
Guarda, scruta
spia
senza poter vedere
e nella vista oscurata
sente

Allo sguardo abbagliato si offre
giardino delle delizie
Succoso, delicato lo sfioro
oltre lo specchio

Barriera che non scherma

I sensi voluttuosi
cavalcherebbero l’onda
in mareggiata
solcherebbero l’equatore
della sua mente
solo per viaggiare
spostare il baricentro
del proprio sapere
affondare la coscienza
rifondare il sé

Sogni
Sogno
e divento guerriera
impavida
Tra cunicoli
di veli apro varchi

Gli uomini sono crudeli
e alla mensa dividono
carne umana

La mia bocca qui
non si apre se non per
l’incanto di una
parola che traluce
e spazza via

La paura si riavvolge
il sogno si acquieta
Nell’oro della mente
brilli

Sono inciampata nell’enigma

Simona Polvani – dicembre 2008