Il passo del coniglio
Torno e ne faccio il periplo
Ritorno in luoghi frequentati
Una stagione
Torno in luoghi cari
È periplo di castello ancora
Come fu allora.
Cumuli
Di terra scavata
Pieni di buche
Sono le tane dei conigli
Che abitano questo territorio
Avere la corsa del coniglio sotto i piedi
Scappare quando c’è da scappare e non restare paralizzati come il cervo a guardare la propria fine venire sotto il colpo del fucile
Essere bestia e uomo
Convocare l’istinto primordiale
Ma per adesso il passo è solo
Camminare lungo il sentiero della recinzione
Il vento riempie le orecchie di rumori
Si gonfia di suoni questa landa all’apparenza silenziosa
Sono voci dall’aldilà fischiano ululano sussurrano
[“- Alice: Per quanto tempo è per sempre? - Bianconiglio: A volte, solo un secondo.”]*
Non ti oppongo resistenza, vento
Divento arbusto albero fiore
Pendo paurosamente pendo
Verso la recinzione
Temo lo schianto
Una folata
Mi respinge indietro
Mi contorce e preme, il vento
Ormai segmentato il corpo
I mie rami piegati da una parte
Mi distrae il rombo di un aeroplano
Che altri porta lontano – Dove?
E un uccello solitario che opposto vola
Solo io dalle radici fragili rimango
I sensi intrappolati
Dal coniglio
Che ancora corre
Tutto cambia al muoversi
Di una nuvola
Sole irresistibile agli occhi
Ombra
Simona Polvani
Testo per la déambulation sonore site specific “Le Pas du Lapin”, con Damiano Meacci, residenza di creazione, Château Éphémère, Carrières-sous-Poissy, 16-21 aprile 2016.
* Citazione da “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll
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