UN MURO

di Eddy Pallaro

traduzione di Simona Polvani 

 

Cover del testo "Un muro", Lansman

Cover del testo “Un muro”, Lansman

Tra le pièces di Eddy Pallaro, ho scelto di tradurre Un muro, scritta nel 2006 e pubblicata da Lansman l’anno successivo. Ho tradotto il testo tra il 2009 e il 2010, in residenza di traduzione al Centre National des écritures du spectacle La Chartreuse a Villeneuve -lez-Avignon, in Francia, beneficiando di una borsa dell’Association Beaumarchais/SACD (Francia) e di una Borsa Odyssée assegnata dall’Association des Centres Culturels de Rencontre (Francia).

Guardando alla scrittura di Eddy Pallaro, risalta il lavoro sulla parola. Egli interroga le parole, che scava in modo sottile, facendole giocare e risuonare di plurimi sensi, attraverso loro « semplici » spostamenti e giustapposizioni.
Lo spazio della sua scrittura è il vuoto, il più bel vuoto, dove è l’essenzialità dell’orizzonte, combinato con la purezza della parola a far emergere l’azione. Attraverso di essi Eddy Pallaro costruisce mondi che appaiono essere sempre altrove e astratti, mondi altri rispetto al nostro mondo Terra, che nondimeno sanno contenere situazioni storico-sociali-esistenziali del nostro passato, del nostro presente e forse del nostro futuro e stupirci.

Eddy Pallaro non dice, evoca. Si tratta infatti di testi che provocano l’immaginazione, tanti possibili scene, e orizzonti.

La prima volta che ho letto il suo testo teatrale Cent-vingt-trois, per esempio, ho pensato che ci trovassimo, noi, come i vari ruoli della pièce, nello spazio, su un altro pianeta o su una stella, dopo una catastrofe che aveva distrutto la Terra, in un post-atomic time. Du Cristal (2012), che richiama il recente disastro nucleare in Giappone causato dal terremoto, disarma attraverso la parabola di una modificazione genetica sconosciuta che trasforma il corpo di un bambino in fragile cristallo.

Il mistero, un mistero, un segreto, un enigma, sottile e profondo e mai svelato, permea i suoi testi.

La pièce Un muro si rivolge a un pubblico dai quindici anni in su. I suoi personaggi sono lettere e numeri, di fronte a un muro, che è stato per loro, per i loro padri e antenati, “il muro”, da edificare, su cui riporre speranze, il loro lavoro, il loro orizzonte, il loro limite.
Come si legge sulla quarta di copertina, la pièce è “la storia di un muro, dei muri, reali o immaginari. Divagazioni sui nostri tentativi, sui nostri superamenti, passaggi verso altre età, altri territori, altre condizioni”. Immediatamente, leggendolo, ho pensato al Muro di Berlino, che avevo attraversato a diciassette anni, ma il mondo è piano di muri, così come ognuna delle nostre vite.
Ho tradotto Un muro in italiano. Desideravo fargli varcare le Alpi. Spero che trovi altri, in Italia, che vogliano attraversarlo e provare ad afferrare il suo segreto.

Eddy Pallaro, alla Chartreuse, durante il festival Théâtres du globe

Eddy Pallaro, alla Chartreuse, durante il festival Théâtres du globe


L’inizio della pièce

 

Personaggi

L

 

I


I costruttori (1)

 

1- Chi ha posato la prima pietra? Non lo so. Non so chi potrebbe informarvi

2 – I progetti? Quali progetti? Non ci sono mai stati progetti

1 – Mio padre ci ha lavorato

2 – Nessun bisogno di un progetto, l’ispirazione, è tutto

1 – Mio nonno ci ha lavorato. 2 – L’ispirazione, nient’altro

1 – Penso che qualcuno un giorno ha visto una pietra, ne ha posata un’altra, e così di seguito

2 – Un architetto? Quale architetto?

1 – Ho fatto come gli altri, ho messo una pietra, poi una pietra, poi un’altra pietra. Tutti hanno fatto così, di generazione in generazione

2 – Non c’è mai stato un architetto, non c’era bisogno di un architetto, è roba buona, credetemi

1 – Mi ricordo benissimo della mia prima pietra. Quel giorno ho organizzato una festa. Era la tradizione

2 – Quanto ai materiali, tutto ciò che c’è di più naturale e resistente

1 – Abbiamo decorato il muro. Mai mi è sembrato così bello. La festa non è durata a lungo

2 – Non ce ne sono due uguali

1 – Per quelli che non erano di qui le giornate erano lunghe. Bisognava alzarsi la mattina presto, il ritorno si effettuava la sera tardi. Un bus della società dei cantieri passava a prenderci e ci riportava indietro. Le serate erano brevi, le notti erano buone

2 -Cosa c’è dall’altra parte?

1 – Una notte, delle pietre sono state smontate. Il giorno dopo le abbiamo rimontate

2 – È meglio non cercare di sapere

1 – La notte successiva, erano di nuovo smontate

2 – Una formalità, il muro ha tenuto duro

1 – Le abbiamo rimontate un’altra volta, e così di seguito ogni giorno. Siamo dovuti rimanere sul cantiere giorno e notte perché non si ripetesse

3 – Mio padre ci ha lavorato

1 – Le notti d’inverno, le dita congelavano, facevamo dei fuochi per riscaldarci. Chi perdeva un dito nel fuoco pagava un giro di bevute a tutti

3 – Mio nonno ci ha lavorato

2 – Non conosco nessuno nel raggio di cento chilometri che non sappia dove si trova

3 – Il mio bisnonno ci ha lavorato

2 – Tutti ci sono passati davanti almeno una volta

3 – Il mio bis bisnonno ci ha lavorato

2 – Alla fine di ogni provinciale, di ogni nazionale, di ogni autostrada: il muro

3 – Il mio bis bis bisnonno ci ha lavorato

2 – Il piano di sviluppo del territorio? Le infrastrutture? Tutto è stato pensato in funzione del muro

3 – Il mio bis bis bis bisnonno ci ha lavorato

2 – Lo si vede dalla più alta delle cime. Non so se è vero

4 – Le cave dalle quali si estraevano le pietre si trovano un po’ indietro, ora sono esaurite

3 – C’era un prodotto, già, come si chiamava?

1 – Non si usa più

3 – Come si chiamava?

1 – Fissava bene le pietre

3 – Non fissava tanto bene

1 – Certi sono morti dopo averne inalato troppo

3 – Come si chiama?

1 – La morte arrivava dopo anni di lavoro, morivi quando smettivi di lavorare. Si diceva

1+3 – Il primo che smette di lavorare è un uomo morto

1 – Allora si continuava a lavorare

4 – Non ne ho mai respirato

1 – Non sono mai andato nelle cave

4 – Lavoravo nelle cave

1 – Finita l’estrazione della pietra, le hanno chiuse

4 – La pietra utilizzata era introvabile altrove. Maneggiarla mi piaceva da morire. La pietra era fine e tenera.

1 – Adesso le case crollano a causa delle gallerie

4 – Non ne troveremo mai più di pietre di quella qualità. Erano fuori dal comune

1 – Impossibile entrare nelle gallerie ora, è troppo pericoloso

4 – Il loro trasporto era delicato, le pietre erano delicate

1 – Un giorno, i lavori si sono fermati, era pomeriggio, una parte del muro era crollata

3 – Quello non fissava tanto bene

1 – Tutti erano d’accordo, così non poteva più andare avanti. Tutti erano mobilitati

5 – Mesi che non lavoravo. Avevo posta. Un lettera della società dei cantieri

1 – “Se non vuole lavorare, ce ne sono altri che aspettano, saranno felici di prendere il suo posto”, ecco cosa ci veniva detto

3 – Non capivano, non era questione di soldi

5 – Tremando ho aperto la lettera, ero in miseria, mesi senza lavoro

3 – Erano le pietre delle pietre delle pietre delle pietre delle pietre dei nostri padri

1 – Eravamo attaccati al muro, anche senza essere pagati, non avremmo abbandonato il cantiere. Si trattava delle nostre pietre

5 – Era lavoro. Ero felice come un bambino. Sono andato a letto presto

1 – Non c’eravamo mai mobilizzati tanto

5 – Non ho dormito tutta la notte, ero nervoso, perché il giorno dopo

2 – Una costruzione così, non ne rivedremo tanto presto

5 – Lavoravo

 

II

Il muro

 

A, B, C, D davanti al muro

A – Mesi che non avevo visto passare qualcuno

B – Non ce la faccio più

A – Ha preso la rincorsa

B – Basta

A – Ed è passata dall’altra parte

B – Ci vado

A – È ciò che lei diceva

B passa dall’altra parte del muro

C – Ha preso qualcosa?

A – È tutto ciò che lei ha detto

D – Qualcuno la conosce?

A – Non so chi sia

C – Perché è partita ?

A – Non l’avevo mai vista prima

D – Viveva con qualcuno?

A – Di solito li individuo subito, questa volta non mi sono accorto di niente

C – Qualcuno ha domandato sue notizie?

A – Siete i primi

D – Forse ha lasciato un messaggio?

C – Un messaggio che spiegherebbe tutto

A – Nessuno agisce allo stesso modo

D – Da dove cominciano? Cosa fanno? Da cosa li notate?

A – Gli approcci sono diversi a seconda degli individui

C – Vado a vedere se non ha rubato niente

C esce, E entra

E – Qualcuno è passato dall’altra parte?

A – Oggi

D – Vado a verificare se ha lasciato un messaggio

D esce

E – La può descrivere?

A – Correva

E – Ha detto qualcosa?

A – “Non ce la faccio più, basta, ci vado”

E – Non ha lasciato niente?

A – È tutto

E – Ed è passata?

A – È andata tutto a diritto e velocissima

E – Va sempre tutto a diritto e velocissima, ogni volta

A – Non camminiamo tutti allo stesso ritmo

E – Bisogna aspettarsi

A – Non siamo obbligati a camminare assieme

E – Non si sa mai cosa può capitare

Estratto dal testo inedito Il muro di Eddy Pallaro, traduzione di Simona Polvani, depositato presso la SIAE (Italia) e la SACD (Francia).

Per ulteriori informazioni o se foste interessati a leggere il testo integrale: simona.polvani@gmail.com

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