SIMONA POLVANI

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Simona Polvani è un’artista-ricercatrice, poetessa, performer, artista visiva e traduttrice di testi di teatro e di poesia contemporanea francese in italiano. Nata a Prato, in Italia, dopo aver vissuto a Roma dal 2000 al 2006, dal 2012 risiede a Parigi. Dottore di ricerca in arti visive e arti sceniche (Università Paris 1 Panthéon-Sorbonne in cotutela con l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna) con una tesi intitolata La performativité dans l’oeuvre et la pratique artistique de Gao Xingjian, è attualmente docente a contratto nel dipartimento di arti plastiche /École des Arts de la Sorbonne all’Università Paris 1, dove insegna teorie e pratiche performative, tra performance art, performing arts e arti visive.

Dopo alcune prime esperienze come assistente alla regia in forma di stage, tra cui con Marco Bellocchio per il Macbeth al Teatro India (2000), e laboratori teatrali, con artisti come Armando Punzo, la sua pratica artistica si sviluppa attraverso le esperienze nel teatro di ricerca a Roma, città in cui ha vissuto dal 2000 al 2005, essenzialmente all’interno del collettivo artistico Il Battello Ebbro (2000-2006), che ha co-fondato, e di cui facevano parte, accanto ad attori e registi come Sandro Mabellini, Giulio Federico Janni, Diana Hobel, artisti visivi, fotografi, cineasti, autori teatrali. Il suo ruolo era essenzialmente quello di dramaturg, nel senso tedesco della pratica. Al centro del lavoro del collettivo si trovavano messinscene di testi di autori contemporanei (Harold Pinter, Jon Fosse, Fabrice Melquiot, Toni Negri, Rainald Goetz), di riscritture di classici (Don Juan), adattamenti di testi letterari (Süskind), ma anche performance (Nevrastenia Skorbuto in Ghiaccio Capocadente : INCUBO, John Bock) e opere di video arte (Allahu Akbar di Sarenco).

Quello romano è stato per Simona un periodo fecondo di formazione e sperimentazione, in cui ha potuto comprendere alcuni principi che animano il lavoro di messa in scena, della recitazione e la drammaturgia.

A Parigi ha iniziato la pratica della danza butō, della Danza sensibile, della contact danse, della performance, delle arti visive. La sua pratica artistica attuale è fondata su una scrittura personale, poetica, che concepisce come gesto insieme plastico, visivo, performativo e teatrale. Si tratta di una poesia che nasce e attende di essere portata dalla voce, incorporata, proiettata, messa in movimento, infine, performata.

Perché ciò avvenga, Simona ricorre a pratiche drammaturgiche e performative, drammaturgia e performance della parola, della musica, dell’immagine…e a un’espressione corporea che attinge in particolare alla danza butō e alla Danza sensibile, a pratiche del gesto.

La sua poesia è al centro di varie creazioni multidisciplinari, che le permettono di incontrare e ideare progetti in collaborazione con altri artisti di orizzonti diversi: il musicista elettronico Damiano Meacci del Centro Tempo Reale (Firenze, istituito da Luciano Berio), per progetti multidisciplinari di poesia sonora, performance e video istallazione, come Passi/Errare è umano (2016, in corso), Le pas du lapin (2016), Pièce à pas (2016) e s_suite (2013); l’artista visiva e video-artista Ludivine Allegue (Madrid), per le creazioni Disorientamento/Girare (2016, performance, Musée des Arts et Métiers, Parigi) e Così è (2018, progetto in corso); il marionettista Jean-Louis Haeckel (Parigi) per Periplo (2015, performance-danzata con marionetta bunraku, La Nef, Paris); i video-artisti Influx (Pistoia) per la video-installazione In-Apparenza (2012, Festival Nottilucente, San Gimignano).

Nella continuità della sperimentazione di ciò che è il corpo in performance, Simona Polvani collabora come performer con altri artisti. Per quanto ognuno di essi privilegi la performance art, i loro approcci sono singolari ed espressione di generi di performance vari e differenti: più vicini alle arti plastiche alcuni e alle arti corporali altri, come Hantu (Weber+Delsaux) e Romina De Novellis, alle arti sonore David Christoffel, alla danza Mélanie Perrier, alle arti digitali Annie Abrahams, all’arte cinematografica e alla video arte Frank Smith. In particolare, con Hantu (Weber+Delsaux), dal 2018, Simona collabora anche all’ideazione delle performance collettive Arboretum, che fanno parte della serie “Corps et Abres”. In esse, Hantu reinventa l’idea di rituali in una visione ecologica che reinveste il rapporto tra umani e piante a livello relazionale. Tale questione è al centro anche dell’universo poetico di Simona, in cui un’immagine ricorrente è quella del corpo-albero, organico ed essenziale, nell’idea di una metamorfosi in cui l’essere pianta è inteso quale amplificazione della possibilità di essere e sentire, come nel poema La parola (2008, in s_suite) e Il passo del coniglio (nella creazione sonora e deambulazione Le pas du lapin, 2016).

Varie sono le sue esperienze nell’ambito della performance di danza butō, in particolare con la compagnia Re-United Now-Here (Parigi), diretta dalla coreografa lituana Sakurako. Attratta da sempre dal cinema e dal video, nel corso del 2020-2021, segnato dalla pandemia del covid-19, Simona ha preso parte come regista al film corale Le Film des instants, ou la retenue de chose en leur état latent (2020) ideato dal cineasta e poeta Frank Smith, che ha riunito come registi 57 artisti e intellettuali.

Ha inoltre realizzato il video Seules les fleurs, tu peux toucher (2020), come haïku visivo e la video performance I STILL BRE(A)THE- The Salt of Life (2021), utilizzando come modalità di ripresa Zoom. Tre progetti che si offrono come specchi del periodo pandemico che stiamo tuttora vivendo, nello smarrimento di riferimenti, resistenza del corpo, profonda incapacità ancora di compiere un atto di nominazione. Durante il periodo di studi dottorali e anche successivamente, Simona ha inoltre sperimentato vari dispositivi performativi di ricerca-creazione, come Corpus Vivant creato da Mélanie Perrier per il Laboratoire du Geste e l’équipe EsPAS/Esthétique de la performance et des arts de la scène all’Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne, attivato in vari convegni, seminari e festival.

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Ha preso parte in Francia al Projet TER (Traduire, Editer, Représenter) per la promozione della drammaturgia contemporanea europea, di cui ha ideato per l’Ambasciata di Francia l’omologo italiano TERI, da cui ha preso vita il progetto Face à Face in Italia, del quale fa parte. Ha partecipato in Francia alla piattaforma LAB07, dedicata alla drammaturgia per l’infanzia e l’adolescenza.
Dal 2006 al 2008 ha diretto il Centro Internazionale di Scrittura Drammaturgica (CISD) “La Loggia” / Teatrino dei Fondi a San Miniato (Pisa).
Ha tradotto testi di Fabrice Melquiot, Laurent Gaudé, Marie Ndiaye, Christophe Pellet, Eddy Pallaro, Emanuelle Delle Piane, Serge Kribus e di Gao Xingjian, Premio Nobel per la Letteratura, con il quale dal 2005 collabora su vari progetti dedicati alla sua opera drammaturgica.
Sue traduzioni sono apparse sul Corriere della Sera, La Repubblica, Il Riformista, MicroMega.
Collabora con la rivista Hystrio. È stata redattrice delle testate giornalistiche Il Tirreno, per la rivista Carte di Cinema e le webzine Krapp’s Last Post e PAC-Pane Acqua Culture. Ha scritto per Liberazione, Ha collaborato con le webzine , webzine Il Tamburo di Kattrin Rumorscena, le riviste I Quaderni del Teatro di Roma e Scènes (Belgio), e con  Il Tremisse Pistoiese, quadrimestrale di arte ed economia.
Dal 2010 al 2015 ha portato avanti il progetto “Tweet_interviste” per e sulla piattoforma Twitter.
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