ALBATROS

di Fabrice Melquiot

traduzione di Simona Polvani

albatros

Il testo teatrale Albatros (Albatros, L’Arche Éditeur, Paris, dell’autore francese Fabrice Melquiot consigliato per un pubblico dai 7 ai 12 anni, ma in realtà per un pubblico di ogni età – è una parabola moderna, che con grande fantasia, umorismo e grazia ci pone di fronte al tema dell’amore e della solitudine nei rapporti delicati tra figli e genitori, con un finale dolce amaro.
Protagonisti sono Casper, 12 anni e la sua amica Monetina, 10 anni. Invece di andare a scuola, i due ragazzini spesso rimangono a guardare le auto ad un incrocio, e gli “uomini in nero”, the men in  black, uscire dalle loro auto e fanno un gioco. Un giorno in cui Casper è da solo, gli appare il Genio dell’Olio di gomito. Gli annuncia che fra tre giorni il mondo sarà distrutto e che lui, Casper, è stato scelto per salvare sette persone che ricostruiranno la vita umana sulla terra dopo il cataclisma. Tre giorni in cui Casper incrocerà per la strada, sempre in compagnia di Monetina, dei personaggi vivaci, comici e strazianti: l’Uomo che corre (e i suoi amori), l’Uomo che non ha più niente (eccetto un piccione), e anche la temibile madre di Monetina. Tutto questo al suono delle rane annunciatrici del diluvio.

 

Albatros è stato presentato per la prima volta in Italia in forma di mise en espace, a cura di Sandro Mabellini, con Chiara Verzola, Enrico Falaschi, Alberto Caramel, ad Opere Festival 2006 (Castello Odescalchi di Bracciano). Produzione Il Battello Ebbro in collaborazione con Teatrino dei Fondi di Corrazzano (PI). Nel 2008 Mabellini lo ha messo in scena con Chiara Verzola, Alberto Caramel e William Pagano al Festival Quartieri dell’Arte, Scuderie Palazzo Farnese, Caprarola (VT).

Sempre nel 2008, con la regia di Enrico Falaschi, e l’interpretazione dello stesso Falaschi, di Michela Marmugi, Mauro Pasqualini e di Romana Rocchino è stato portato in scena nella rassegna “Sugli alberi crescono i Teatri – appuntamenti di drammaturgia contemporanea” al Polispazio Hellana di Agliana (PT).



Personaggi

 

Casper, 12 anni

Monetina, 10 anni

Il Genio dell’Olio di Gomito

L’uomo che corre

L’uomo che non ha più niente

 La Madre di Monetina



 

1.Tre Scale

In una città dove la morte passa come un razzo: ambulanze, carri funebri, camion frigorifero.

Due bambini a un incrocio.

Lì hanno l’abitudine di ritrovarsi l’uno vicino all’altro, insieme guardano passare le auto e fanno scommesse sui testa coda.

Spesso si siedono su tre gradini di una scala, ai piedi di uno stabile con la facciata piena di graffiti: il loro luogo di appuntamento; tra loro, lo chiamano, le Tre Scale.

 Questa mattina dovrebbero essere a scuola.

Invece, il ragazzino è disteso sul marciapiede, con la schiena contro la Prima Scala si rosicchia le unghie.

Ha una testa d’angelo o di futuro principe, ma sotto la pelle gli cresce una tigna.

La ragazzina forse è un po’ più giovane di lui e non è poco quando si hanno tra i dieci e i dodici anni.

Ha una testa da pugile, piena di vecchie botte. Da credere che apra le porte senza mani. Comunque, farebbe crollare qualunque ragazzo della scuola. Se ci andasse più spesso.

Lei non si rosicchia le unghie; piange guardando passare la morte in pompa magna.

La ragazza non guarda il ragazzo, neppure per un momento. Eppure, il ragazzo la guarda.

 

Casper

Secondo te, come fanno gli uccelli quando non hanno più le zampe, si posano sulla pancia?

 

Monetina

Com’è possibile Casper?

 

Casper

Come fanno i morti, quando hanno solo le ossa, ad avvelenarsi il sangue?

 

Monetina

Com’è possibile?

 

Casper

E le lucertole, perché riscrescono e noi no?

 

Monetina

Non è possibile.

 

All’improvviso, Monetina si volta e dà una testata sul muro dello stabile.

Sulla fronte, sanguina un po’.

 

Casper

Monetina, quando sarai grande sarai un bulldozer.

 

Monetina

Mica voglio fare il buttafuori nei locali notturni, mia madre dice che non è un mestiere. I bicchieri, lei li preferisce mezzi pieni.

 

Casper

Allora bulldozer.

 

Monetina

Vado a fare le valigie, Casper, fare le mie valigie, e hasta luego, Casper te lo dico chiaro e tondo: auf wiedersen. Casper?

 

Casper

Monetina, un giorno, avrai dei problemi con la polizia, per colpa delle botte che batti dappertutto, non stanno con le mani in mano e hanno mani lunghe come i processi, mica avevo mai notato che la pula le avesse così lunghe. Sta sui giornali. Smettila di picchiare dappertutto, abbiamo una testa sola e la polizia pizzica.

 

Monetina

Me la compro la mia cantina, sarà togo. Avrò così tante monetine Casper, che sarà un palazzo presidenziale la mia cantina. Non c’è più niente che mi trattiene qui. Casper?

 

Casper

E io chi sono, il due di briscola?

 

Monetina

Hai detto qualcosa?

 

Casper

Guarda, Monetina, laggiù, la berlina nera!

 

Monetina

Ho voglia di tirargli una testata sul parafango a quelle carrette, da quando.

 

Casper

Monetina, ti urti per un niente, pensa agli sbirri.

 

Monetina

Ne abbiamo guardate milioni di quelle auto all’incrocio, col sedere sulle Tre Scale, milioni, di tutti i colori e di tutte le marche, però mai, mai frignare, questo no però, la sfiga, proprio, Casper non vedo l’ora d’avere la mia cantina per nascondermi, nascondermi per piangere perché ora, chiunque potrebbe credere che per te ho degli affari come dei sentimenti, ma che cavolate, piango per te ma che cavolate, cavolate, Monetina e Casper noi siamo un’altra cosa, non ho sentimenti, più niente, sarà un’altra cosa, sempre.

 

Casper

Camion frigorifero, ambulanze, due carri funebri: quanto si muore in questo posto!

 

Monetina

Chi mi racconterà la storia degli uomini in nero quando sarò da sola al caldo in cantina?

 

Casper

Io, chi altro vorresti?

 

Monetina

La vita mi sembra arcidisgustosa. Con quella sua aria di dare a credere che è bella.

 

Dà un’altra testata sul muro.

 

Casper

Se ti racconto ancora la storia degli uomini in nero, la smetti di spaccarti il cranio?

 

Monetina

Mai più c’avrò dei sentimenti.

 

Casper

La smetti?

 

Monetina

La faccio finita con queste cose.

 

 

Casper

Monetina, devo dire una cosa….

 

 

Monetina

Non amerò più nessuno col cuore, amerò coi piedi, il mio amore camminerà di traverso e puzzerà, così impareranno.

 

Casper

Non mi chiedere il motivo di quello che ti sto per dire, è che ce l’ho nel cuore da un sacco d’anni e ora bisogna che salti fuori. Monetina, mio padre, prima che fossi un feto con la testa di topo, prima che mi chiamassi come mi chiamo, Monetina, lo vuoi sapere?

 

Monetina

Non saprò mai cos’è l’amore.

 

Casper

Mio padre, voleva chiamarmi Jean-Tarzan.

 

Monetina

Mannaggia!

 

Casper

Perché voleva che suo figlio fosse normale come tutti e allo stesso tempo voleva che avessi qualcosina fuori dalla norma, allora Jean-Tarzan.

 

Monetina

Tutto ritorna alla normalità, è così che finirò.

 

Casper

Per fortuna, mia madre è meno matta.

 

Monetina

Ahi!

 

Casper

Te ne freghi di quello che racconto.

 

Monetina

Me ne vado.

 

 

Casper

Cosa?

 

Monetina

Mi servono delle monetine per comprare la cantina.

 

Si alza.

 

Casper

Ma….

 

Monetina

Comprare la cantina, poi amare coi piedi.

 

Casper

Aspettami, dove vai?

 

Monetina

E un cerotto.

 

Casper

Resta, non abbiamo neppure visto una Jaguar stamani, con la belva d’argento come piace a te, resta, guardiamo le auto e gli uomini in nero.

 

Lei ricade ai piedi delle Tre Scale, come una marionetta alla quale hanno ad un tratto lasciato andare i fili.

 

Monetina

Mica togo è il dolore, mi butta a terra.

 

Casper

Il dolore di cosa? Tua madre t’ha pestata?

 

Monetina

In confronto a questo, anche mia madre è toga.

 

Casper

Resta, ti racconto la storia degli uomini in nero.

 

Monetina

Se solo potessi raccontarmi la storia degli uomini in nero.

 

 

Casper

Sei sorda o cosa, t’ho detto te la racconto, t’ho detto smettila di picchiare sui muri, se no quando sarai grande sarai come Beethoven, scriverai della musica che neanche sentirai e finirai pazza con l’impressione di scrivere per i cani.

 

Monetina (che dice questa frase come ha l’abitudine di farlo Casper)

“ Diventerò qualcuno”.

 

Casper

Diventerò qualcuno, sono io che lo dico! Ma se la vuoi, te la do, la mia frase, proprio perché sei tu e quello che è mio è tuo, ma io no.

 

Lei piange.

 

Monetina

Proprio una femmina!

 

Casper

Questa frase te la lascio.

 

Monetina

Nemmeno riesco più a trascinarmi da quanto sono di piombo dalla testa ai piedi, tutta indurita.

 

Casper

Tua madre mica ti pesterà più Monetina! Ti porterò super lontano e diventeremo qualcuno. Le auto, mica le guarderemo più passare, le compreremo, rivenderemo, noleggeremo, regaleremo, ne bruceremo a dozzine per il nostro compleanno, te lo dico, per il nostro compleanno, quando saremo qualcuno, è sulle auto che soffieremo, se tua madre ti pesta ancora si deve chiamare la polizia, forse, o la televisione?

 

Monetina

Ti amo.

 

Silenzio.

 

Casper

Chiudi il becco!

 

Monetina

Almeno una volta te l’ho detto, anche se….

 

 

Casper

Chiudi il becco, chiudi il becco, chiudi il becco, avevamo detto che non ci amavamo, avevamo detto no, no e no, sei proprio una femmina!

 

Monetina

Col cuore.

 

Casper

Se ci amiamo, non potremo diventare qualcuno, quando ci si ama troppo piccoli porca miseria testa di rapa, quando ci si ama a un’età non tanto avanzata, non si può diventare qualcuno, perché si pensa solo a fare dei figli e quando piangono li picchiamo, perché siamo troppo piccoli per reggerli, pesano pesano allora meniamo, guarda tua madre, guarda mio padre, chiudi il becco, non dire che ci amiamo, chiudi il becco, noi siamo un’altra cosa, prima diventiamo qualcuno, poi ne riparliamo.

 

Silenzio.

 

 

Casper

Scusa per “chiudi il becco”, volevo dire stai zitta.

 

Monetina

Hai detto qualcosa?

 

Casper

Scusa.

 

Monetina

La vita si cambia con uno schiocco di dita. Credi che vadano in panne le nuvole?

 

Casper

Se vanno in panne, evaporano.

 

Silenzio

 

Monetina

Ti sento.

 

Casper

Ancora non sei tutta turata, anche se sulla buona strada.

 

Monetina

Ti sento, Casper, ti sento.

 

Casper

Va bene, ho capito.

 

Monetina

La berlina nera, guarda il tipo. Secondo te?

 

Casper

Dico gangster.

 

 

Monetina

Dico uomo politico.

 

Casper.

Uomo politico no, guarda bene. Non ho detto niente, mi correggo aspetta, non so più. Guarda sui lati come se fosse seguito. Ha gli occhiali neri sul naso, incollati bene, l’abito di buon taglio, bello nero. Però sorride enormemente, però ha i denti enormemente bianchi, dico che è una star, non un gangster, mi correggo, ho detto star.

 

Monetina

No, osserva aspetta non ho detto niente, propendo per una star.

 

Casper

Solo buona a copiare, proprio una femmina!

 

Monetina (che racconta, come Casper le ha raccontato, la storia degli uomini in nero che suo padre ha raccontato a lui).

“Ci sono quattro tipi di uomini in nero anche se sono tutti uomini in nero. All’inizio si vedono questi uomini in nero e quando non li conosci, poiché tuo padre non t’ha mai spiegato chi sono, non puoi sapere che ce ne sono di quattro tipi, ma quando lo sai, non li guardi più come prima. Hanno abiti neri, occhiali neri e auto nere, fino a qui tutto a posto, anche se comunque non è molto allegro vestirsi come per seppellire la gente, 24 ore su 24. Dicevamo quindi: ci sono quattro tipi di uomo in nero. Quattro: le star, gli uomini politici, i gangster e la gente che vuole diventare gangster, star o uomo politico. Gli altri, si vestono in modo diverso oppure seppelliscono la gente davvero …”

 

Casper (che imita suo padre come gli racconta sempre).

“Quando avrai capito questo, avrai capito tutto. Sarai armato per affrontare la vita e diventare qualcuno”. Uno qualunque, eccetto uno di quelli là. Mio padre è categorico, divento chi voglio, ma no un uomo in nero. Se no finisci per decolorarti i capelli, o sottrarre fondi pubblici, o ammazzare un deputato. La vita, non è questa. La vita, è olio di gomito.

 

Monetina

Solo farabutti. Mi comprerò una cantina e nessuno c’entrerà.

 

Si alza. Prova a fare un passo. Cammina con una prudenza da equilibrista.

 

Casper

Dove vai?

 

Lei non risponde. Come se la paura di cadere l’avesse lasciata, cammina sempre più veloce e sempre più veloce si allontana.

 

Casper

Va’ dove vuoi. Ma stasera ti aspetto qui. Dopo merenda, per guardare le auto. E se tua madre ti mena, le guardiamo prima, se ti va. Vieni a cercarmi. Quando ti pare!

 

Silenzio.



Estratto dal testo inedito Albatros di Fabrice Melquiot, traduzione di Simona Polvani, depositato presso la SIAE (Italia), la SACD (Francia) e l’Arche Éditeur, che oltre ad essere la casa editrice di Fabrice Melquiot, è anche il suo agente teatrale.

Per ulteriori informazioni o se foste interessati a leggere il testo integrale: sp@simonapolvani.com

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