Le rivoluzioni nel teatro |Tweet_intervista a Christophe Cotteret
di SIMONA POLVANI – lunedì 23 luglio, ore 15.17
Christophe Cotteret
In alcuni momenti sembra che non esistano. Non occupano le prime pagine dei giornali e dei siti web, i notiziari di radio e tv, e noi ce ne dimentichiamo. Possiamo persino avere l’illusione che non siano mai esistite oppure che si siano risolte. Accade per molte vicende e sicuramente accade con i conflitti che interessano il Medio Oriente. E già in questa fase di passaggio, meno violenta, sta avvenendo con le nuove rivoluzioni nel Nord Africa, che hanno decapitato nel corso del 2011, dittature ultra decennali, archiviando figure come Ben Ali, Mubarak, Gheddafi, mentre altri venti rivoluzionari, per ora sedati, soffiano, – pensiamo al Barhain- e la Siria è spaccata, messa a ferro e fuoco nelle ultime settimane dalla lotta che contrappone i rivoluzionari o ribelli- per il regime terroristi- da una parte e l’esercito governativo di Assad dall’altra, responsabile di quello che si configura come un nuovo genocidio. Si tratta ad ogni modo di conflitti e rivoluzioni culmine e insieme innesco di dinamiche complesse, che incidono sugli equilibri politici ed economici internazionali globali, spesso ardue da decifrare e comprendere appieno per chi non viva o provenga dalla regione e ne venga a conoscenza solo attraverso i media, tra immagini scioccanti, cronache serrate di fatti che raccontano cosa succede, ma difficilmente chiariscono gli originari perché.
Un’immagine della primavera araba
Alla questione dei conflitti mediorientali, alle rivoluzioni arabe e al rapporto tra politica e immagine nella gestione del potere e nella produzione e definizione di un conflitto, si interessa da tempo Christophe Cotteret. Giovane artista francese – è nato nel 1976 -, che si divide tra Europa, Libano e Tunisia, Cotteret si esprime attraverso il teatro, il video e il cinema, concependo come autore-regista progetti originali, che hanno come comune denominatore la cifra politico-documentaria.
Formatosi come regista presso la Scuola internazionale di Teatro di Blanche Salant e Paul Weaver a Parigi, prosegue i suoi studi sui differenti codici della recitazione, nelle arti tradizionali orientali in particolare, si perfeziona con personalità quali Ariane Mnouchkine (Théâtre du Soleil), Pei Yanling (Opera di Pechino), Sadanam Balakrishnan (International School of Kathakali – Nuova Delhi), e frequenta lo studio Merce Cunningham a New York. Nel 1998 fonda a Parigi la compagnia Arcinolether, composta da artisti francesi, belgi e libanesi, con la quale porta avanti la propria ricerca che unisce teatro, performance, installazione, con integrazione delle nuove tecnologie digitali e del video – alla cui creazione ha iniziato a dedicarsi nel 2008- in progetti rivolti al pubblico adulto, all’infanzia e all’adolescenza. Dal 2002 al 2005 ha vissuto a Beirut, dove ha insegnato didattica teatrale all’Università St-Joseph, per poi trasferirsi a Bruxelles dove attualmente risiede. L’ultimo progetto in corso è la realizzazione del suo primo film documentario.
Immagine da Connexions di Christophe Cotteret, “L’acteur est-il un nouveau média?” (L’attore è un nuovo media?”) dallo streaming su selfword.net
Nel marzo 2011, comodamente seduta sul mio divano in Italia, assisto in streaming sulla piattaforma selfword.net a un esperimento performativo curato da Christophe Cotteret che va in scena nel bellissimo spazio teatrale del Tinel al Centre National des écritures du spectacle – La Chartreuse a Villeneuve- lez – Avignon, Francia. Lavora con i giovani allievi dell’Alta Scuola di Teatro della Svizzera Romanda – La Manufacture (La Haute Ecole de Théâtre de Suisse Romande). La performance, che non ha titolo, se non un generico connexions, indaga e prova a rispondere alla domanda “L’attore è un nuovo media?”, tema dell’omonima Sonde 03#11. Tra schermi, computer, microfoni a vista, riprese live, canti e danze, i giovani attori affrontano su un palco all’apparenza caotico vari temi dell’attualità, per risalire a questioni archetipiche – come la definizione del ribelle- , facendosi attraversare dal flusso di notizie, provando a impadronirsene, a spaccare i meccanismi subdoli della mistificazione, seminando interrogativi sul ruolo del teatro in rapporto all’immediatezza del reale.
È questo il primo incontro con la scena multimediale e multitecnologica di Cotteret di cui si intuisce la portata innovativa anche da un esperimento con dei giovani attori.
Christophe Cotteret ad APREM – photo courtesy by Alessia Contu
Secondo incontro. Cotteret fuma. Parla e fuma. Sono allergica al fumo e mi sembra quasi di sentirne l’odore. In realtà lui è a Parigi, e noi a La Fabrique de Théâtre appena fuori Mons, in Belgio, per il primo appuntamento di APREM (26-28 aprile 2012), nuovo dispositivo di sperimentazione dedicato alle scritture in mutazione. In assenza fisica, lo leggiamo su Twitter e lo vediamo in collegamento skype su uno schermo che occupa una delle pareti del palcoscenico. È appena rientrato da Tunisi. Partecipa a un dibattito con un breve contributo sul teatro politico, il suo teatro politico documentario a partire dal Projet Liban (Progetto Libano). Si tratta di un progetto teatrale pluriennale, articolato in sette Mouvements (movimenti) – ognuno uno spettacolo a sé stante – che affronta sotto diversi aspetti politico-filosofici i conflitti contemporanei in Medio Oriente. Projet Liban attraverso una singolare ricerca dal punto di vista estetico e intellettuale, porta il teatro nel territorio immediato e friabile dell’attualità, in cui raramente si avventura. Prova così ad appropriarsi delle sue icone e dei suoi meccanismi di funzionamento, per dipanarli, creando un nuova declinazione del teatro politico contemporaneo, il quale sceglie come strumento per tessere il racconto l’immagine e non il testo e sfrutta le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie digitali.
Foto di scena da “#3 Les marchands de sang- Réflexion sur le terrorisme d’état et ses outils au Moyen-Orient à partir de l’actualité 1975-1991”
Dei sette movimenti, quattro sono finora quelli realizzati, rappresentati in teatri e festival in Francia, Belgio, Libano, Egitto, Giordania, Algeria: #1 Les heures noires – Chronique désabusée du conflit israélo-libanais de l’été 2006 (Le ore nere – Cronaca disillusa del conflitto israelo-libanese dell’estate 2006) (2009); #2 Au commencement était le Verbe – 60 ans (1947-2007) de discours au sein d’une assemblée de l’ONU reconstituée (In principio era il Verbo – 60 anni (1947-2007) di discorsi in seno all’Assemblea ricostituita dell’ONU), in cui vengono ricostruite le tappe successive dei conflitti arabo-israeliano e interarabi dal voto del piano di spartizione della Palestina nel 1947 all’ONU fino ai nostri giorni (2009); #3 Les marchands de sang – Réflexion sur le terrorisme d’état et ses outils au Moyen-Orient à partir de l’actualité 1975-1991 (I mercanti di sangue – Riflessione sul terrorismo di stato e sui suoi strumenti in Medio-Oriente a partire dall’attualità 1975-1991) (2009). Il #4 Ahlan wa Sahlan (bienvenue) [Ahlan wa Sahlan (benvenuto)] avrebbe dovuto essere dedicato al Libano e alla rivoluzione del Cedro, ma quando viene creato, nei primi mesi del 2011, l’attualità della primavera araba si impone, proponendo a Cotteret una sfida ancora più interessante: può il teatro appropriarsi delle rivoluzioni in corso?
I Mouvements successivi, dai titoli evocativi, sono: #5 Inter arma silent musae – Réflexion sur le présumé choc des identités et des civilisations (Riflessione sul presunto scontro tra le identità e le civiltà) ; #6 La mort n’éblouit pas les yeux des partisans – Réflexion sur l’utilisation des combattants à des fins partisanes (La morte non abbaglia gli occhi dei partigiani – Riflessione sull’uso dei cambattenti per fini partigiani); #7 Les noces de Cana – Le cercle de la violence et la récurrence des évènements (Le nozze di Cana – Il cerchio della violenza e la ricorrenza degli eventi).
Foto di scena da “#02 Au commencement était le Verbe – 60 ans (1947-2007) de discours au sein d’une assemblée de l’ONU reconstituée”
Incontro Cotteret. infine in carne ed ossa, in un piccolo caffè-bistrot nel Marais, a Parigi, lo scorso maggio. È in fase di montaggio del suo primo lungometraggio documentario sulla rivoluzione tunisina, intitolato Démocratie Année Zéro (Democrazia Anno Zero). Ha vissuto un anno a Tunisi a contatto con i rivoluzionari, nella fase di transizione verso un nuovo ordinamento politico democratico. Ci raggiunge il suo amico Jérôme Heurtaux, giovane docente di scienze politiche all’Università Paris-Dauphine a Parigi e a Tunisi, esperto in transizioni democratiche e cambiamenti di regime, il quale sta scrivendo un volume sulla rivoluzione tunisina dal punto di vista invece degli ex esponenti governativi. La discussione è feconda. Ho quasi la certezza di aver appreso più in quella sola ora di ascolto e domande che dalle notizie dei media nel corso del 2011. Sul minuscolo tavolino rotondo a cui siamo quasi aggrappati nella notte parigina sento il riverbero delle voci di uomini e donne, portatori di diverse istanze, che Cotteret e Heurtaux hanno incontrato. Si mescolano i loro differenti sguardi e sensibilità. Si concretizzano le parole arabi, musulmani, gelsomini, lotta rivoluzonaria, democrazie, liberate dall’opacità di molti luoghi comuni.
Schermata dell’account Twitter di Christophe Cotteret
La Tweet_intervista con le potenzialità e i limiti del suo formato, la fragilità del flusso in cui si è presi, la temporalità che implica, prova a esplorare le dinamiche del comunicare di un medium che si è rivelato potente ed efficace come Twitter, anche nelle recenti rivoluzioni democratiche.
Con Christophe Cotteret cercheremo di addentrarci nel suo teatro e cinema politico documentario, nei suoi esiti e implicazioni, avendo come fari le parole, attualità, immagine, media, social network, rivoluzione, Medio Oriente, Maghreb, drammaturgia, spettatore, nuove tecnologie e ancora piazze.
L’appuntamento con Christophe Cotteret è sulla piattaforma Twitter per una Tweet-intervista in 10 domande e relative risposte in cinque giorni da lunedì 23 a venerdì 27 luglio.
Seguiteci!
Istruzioni per seguire l’intervista
1. Se non lo avete già, dovete crearvi un account su twitter.com
2. Diventate follower di Simona Polvani (http://twitter.com/simonapolvani) e Christophe Cotteret (https://twitter.com/cotteretchris)
3. Siete invitati a connettervi ogni giorno, o comunque nel modo più regolare possibile. Per cinque giorni (dal 23 al 27 luglio), Simona Polvani pubblicherà sulla sua pagina Twitter due domande per Christophe Cotteret, che risponderà il giorno stesso dalla sua pagina. L’hashtag è #TwInt. L’intervista sarà in italiano e francese. Simona Polvani tradurrà domande e risposte e le ri-twitterà sulla sua pagina.
4. Prontuario di decriptaggio:
- ogni domanda di Simona Polvani sarà costituita da un solo Tweet e sarà preceduta dalla lettera D (Q come Question, domanda, nella versione francese) seguita dal numero relativo alla domanda (es: D1 (Q1 in francese) indica la prima domanda, D2 (Q2 in francese) la seconda e così via)
- ogni risposta di Christophe Cotteret potrà essere costituita da più Tweet e sarà preceduta dalla lettera R seguita dal numero relativo alla risposta e dal numero relativo al Tweet ( es: R1/1 indica il primo Tweet di risposta alla domanda D1, R1/2 indica il secondo Tweet di risposta alla domanda D1, e così via…)
- l’ultimoTweet di risposta contiene alla fine la lettera F